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La stagione delle trimestrali del Q4 entra nel vivo e l’asticella delle attese è sempre più alta. Il 2023 chiuderà con un nuovo rally?
Articolo del 18/10/2023 a cura della redazione
Con i primi dati delle principali banche ha preso il via la stagione delle trimestrali negli Stati Uniti, ultima tappa fondamentale per giustificare un possibile rally di fine anno e ritestare i massimi storici. Il rally sarà inevitabilmente condizionato dai tassi di interesse che, ora in area del 4,9%, cominciano a danneggiare il mercato azionario dipendente dalla liquidità presente nel sistema. La meccanica del Quantitative Tightening fungerà da drenaggio di liquidità venendo meno quella parte di domanda delle Banche Centrali nelle aste sul primario che permettevano ai privati di partecipare a rendimenti più contenuti. Oltre al drenaggio di liquidità, che potrebbe comunque essere limitato con un controllo della curva da parte della Federal Reserve, gli operatori sono concentrati su un’altra tematica: gli utili del Q4. L’attuale price to earnings (P/E) per l’S&P500 (che rapporta il valore di S&P500 con i suoi utili attesi) è ora ad un valore di x18,19 un valore significativamente sostenuto se messo a confronto con il tasso reale (Grafico 1).
Questa considerevole divergenza è frutto di prezzi che, per loro natura, tendono ad essere predittori degli utili, guidati dalle aspettative del mercato sulla crescita e i consumi. Nel secondo grafico vediamo il confronto tra il Cape Ratio anno su anno (cioè il P/E al netto dell’inflazione) e la variazione degli utili sempre su base annuale: nell’immagine è infatti evidente come il Cape (area rossa) tenda ad anticipare il tasso di crescita degli utili (linea bianca).
Osservando proprio le aspettative di inflazione (che come detto rappresentano un driver dei prezzi) è chiaro come le stesse abbiamo frenato la discesa del tasso di crescita degli utili, con valutazioni azionarie in ripresa da inizio anno. Le aspettative, attualmente, si aggirano su una variazione nulla y/y, sottolineando la grande incognita del mercato.
Gli analisti ad ogni modo continuano ad incrementare il numero di revisioni positive aumentando un’aspettativa di crescita che, se non rispettata, difficilmente permetterà al mercato di realizzare nuovi massimi. Il movimento del P/E da ottobre 2022, infatti, è stato alimentato oltre che dal passato tetto dei rendimenti, anche da un “floor” del tasso di crescita degli utili del -6% spingendo il mercato al rialzo sulla scia di un ritrovato sentiment positivo degli investitori.
Questa volta però dovrà essere consistente il contributo degli utili per giustificare gli attuali prezzi.
Le stime ambiziose, pari al 12% annuo per i prossimi due anni, rimangono una meta che si realizzerebbe solo con una stabilizzazione (oltre che dei rendimenti) sia dell’inflazione che della domanda. Nelle scorse trimestrali abbiamo visto una sorpresa degli utili al rialzo di circa l’80,5% dei titoli dell’indice contro il 14,7% al di sotto delle attese. Un dato positivo in trend che conferma il rialzo dei prezzi ma, a differenza dei precedenti trimestri, la variazione trimestrale della sorpresa sulle vendite è risultata negativa. Il motivo di avere utili in positivo con minori vendite potrebbe risiedere nella capacità delle aziende di scaricare il maggior costo delle materie prime sul consumatore finale, realizzando così margini positivi. Il tema dell’esaurimento dei risparmi negli Stati Uniti oltre ad un dollaro piuttosto forte, potrebbe intaccare gli utili in uscita soprattutto se confrontati con le stime per i prossimi anni.
Nonostante tutto il posizionamento degli investitori sui titoli di beni discrezionali continua a segnalare una crescita attesa positiva e la validazione delle attuali valutazioni: l’attuale ribasso del mercato, infatti, è unicamente imputabile alla fuga dei rendimenti piuttosto che ad un’economia in debolezza. Le prossime settimane saranno ad ogni modo decisive per verificare la tenuta del trend iniziato a gennaio e che ha finora prodotto un rialzo del 30% per l’indice Nasdaq.