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Redazione / Approfondimento

DOVE CI ERAVAMO LASCIATI

Un breve riassunto di questo caldo agosto sui mercati finanziari ed uno sguardo verso gli ultimi mesi dell’anno. Una watchlist pensata per soddisfare ogni esigenza.

Articolo del 11/09/2024 18:02:28 a cura della redazione

Riprende l’appuntamento settimanale con il Certificate Journal ed era per noi doveroso un riallineamento rispetto a dove ci eravamo lasciati con l’ultimo numero di agosto. Il saldo per i mercati azionari è positivo, cartina di tornasole di come nemmeno quest’anno abbia funzionato l’adagio del sell in may and go away. Partiamo dai numeri finali perché, e lo vedremo dopo, qualcosa nel mezzo è successo e forse qualcosa sta cambiando anche ora a livello di sentiment. Come detto i saldi sono tutti positivi sulle quotazioni ad un mese e si va da un +7,35% per il nostro FTSE Mib (ancora una volta maglia rosa del Vecchio Continente), seguito dall’Ibex 35 a +7,28% e dal Dax a +7,23%. Leggermente più attardato l’Eurostoxx 50 a +5,57% e il Cac 40 che si ferma ad un +4,92%. In America guida con un +6,43% l’S&P500 seguito dal Dow Jones a +5,87% e dal Nasdaq stranamente fanalino di coda della triade a +5,46%.

Una lettura superficiale di questi numeri potrebbe portare a pensare che anche ad agosto ci sia stata la prosecuzione ininterrotta del trend rialzista che accompagna i mercati ormai da oltre un biennio. In realtà il percorso è stato ben più accidentato: basti guardare un grafico del Vix, che proprio ad inizio agosto, esattamente il 5 agosto, ha registrato una spike che lo ha portato dal 23,39% fino al 65,73%, per poi andare a chiudere la giornata sotto soglia 40%, tornando al punto di partenza già il giorno successivo.

Tuttavia, di questa spike rimarrà traccia solo nei grafici e non ha causato particolari effetti, come invece avvenne nei due casi precedenti del 2008 e 2020. Quali sono le differenze? Lunedì 5 agosto, in scia al crollo della borsa giapponese, l’indice VIX ha raggiunto poco prima dell’apertura USA il terzo massimo di sempre, toccando quota 65,73 punti. A marzo 2020, precisamente tra il 16 e 19 marzo, l’indice toccò tra 83 e 85 punti, segnando un record storico. Soltanto il 17 aprile però, dopo 20 sedute, riuscì a tornare in area 35 punti, mentre questo 5 agosto lo stesso indice era a quota 31 già a metà seduta americana. A conferma di un movimento tecnico di forti ricoperture e margin call scattate in prossimità dell’apertura, il contratto future sul VIX non ha mai superato la soglia dei 36 punti, causando un impatto soltanto marginale sui certificati con barriera, a differenza di ciò che avvenne nel marzo 2020. Il tutto senza contare che su molte azioni la volatilità implicita di medio/lungo non ha visto forti scostamenti. Di fatto un movimento decisamente violento subito riassorbito però senza particolari ripercussioni.

L’origine dei ribassi è da ricercarsi a Oriente, con il Nikkei in picchiata di oltre 13 punti percentuali su base intraday: a causare il crollo è stato il frenetico smontaggio del “carry trade”, a seguito delle decisioni di politica monetaria della Boj che hanno portato ad una veloce rivalutazione della divisa giapponese rispetto al dollaro americano, non rendendo più sostenibili i miliardari prestiti contratti in yen. Il resto è storia recente, con equilibri immediatamente ritrovati e trend rialzista ripreso fino a lunedì scorso dove il Vix è tornato ad accelerare nuovamente e a riportarsi sopra la soglia del 20%, in risposto a dati macro non positivi soprattutto lato ISM manifatturiero. L'indice dei direttori di acquisto del settore manifatturiero ad inizio mese si è attestato a 47,2 punti dai 46,8 del mese precedente, risultando anche inferiore alle attese degli analisti che stimavano un aumento fino a 47,5 punti. L'indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, si mantiene dunque sotto la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell'attività economica. Dove ci porterà questo nuovo scossone non è dato sapersi ma forse una prima ondata correttiva sui mercati può essere davvero alle porte, anche perché accompagnata da un movimento di contrazione dei rendimenti di mercato sul fronte obbligazionario. Il tutto inquadrato in una view dove la stagione del taglio dei tassi lato BCE e FED è ormai decisamente entrata nel vivo.

VOLATILITA’ E TASSI, TUTTO CIO’ CHE C’E’ DA SAPERE

Il momento è topico per il mondo dei certificati e forse potremmo essere di fronte al primo vero spartiacque. Sarà in grado la volatilità di compensare la leva tassi di interesse? Questa è la domanda che si fanno in molti, perché nell’ultimo anno e mezzo le strutture opzionarie potevano essere agevolmente finanziate sfruttando il funding degli emittenti, anche in un contesto di volatilità estremamente ridotta. Oggi ci troviamo di fronte al primo vero tentativo della volatilità di mercato di abbandonare definitivamente l’area dei minimi storici, mentre il percorso di ribasso progressivo dei tassi di riferimento è ormai abbastanza ben delineato. Due leve che hanno impatto differente sul mondo degli Investment a capitale condizionatamente protetto. Se da un lato l’aumento della volatilità abbassa il costo della struttura, dall’altro un movimento di contrazione dei tassi di mercato ne comporta un aumento. Un dualismo ben noto per gli amanti dei certificati.

Certo è che ad oggi rimanere su strutture difensive come Low Barrier ed Airbag (meglio ancora se con cedola incondizionata) senza possibilità di rimborso nel breve periodo può essere la scelta vincente per affrontare la turbolenza sui mercati e fissare le condizioni dello standing cedolare più a lungo possibile in un ambiente dei tassi di mercato che probabilmente sarà destinato a mutare, con conseguente revisione al ribasso del flusso cedolare delle nuove emissioni a parità di altre condizioni.

 

UN CERTIFICATO PER OGNI ESIGENZA

Partiamo con il Cash Collect Memory Airbag (Isin DE000VC0UW70) firmato Vontobel: una recente novità con triplice caratteristica lato barriera (40%), trigger cedola (50%) e low strike da dove iniziare a calcolare l’effetto Airbag (60%). Nasce un prodotto equilibrato dal punto di vista del rischio, con la doppia protezione di barriera profonda ed effetto Airbag, ed il posizionamento di quest’ultimo su un livello differente e più alto rispetto alla barriera, che permette di finanziare una cedola pari al 9,6% annuo, ovvero lo 0,8% mensile; il trigger valido per l’autocall si attiva a partire dalla rilevazione di ottobre, fisso e posto al 95% dei fixing iniziali. Come dicevamo in precedenza, ad aiutare a mantenere potenzialmente in vita il più a lungo possibile questo certificato c’è la situazione del worst of: il basket è interamente composto da titoli bancari italiani ovvero Mediobanca, Intesa Sanpaolo, UniCredit e Banco BPM con quest’ultimo che scambia a -8,2% dal fixing iniziale e quindi attualmente sotto soglia del 95%. Certificato che si acquista a 98 euro, quindi anche in conto capitale in caso di aggancio del trigger per l’autocall nelle successive rilevazioni ci sarebbe un rendimento aggiuntivo rispetto alla sola cedola.

Un Low Barrier puro buono per la diversificazione di portafoglio su un comparto che non gode di ottima salute come l’automotive. Finisce nella nostra watchlist il Cash Collect Memory (Isin XS2804822349) di BNP Paribas agganciato ai titoli Continental, Porsche, Renault e Ford, quest’ultimo worst of a -21% da strike. Barriera al 40% degli strike che garantisce un ulteriore margine di protezione fino ad un -49% dai valori correnti del worst of, garantendo contestualmente nello scenario positivo un rendimento annuo del 12,17% dato dall’acquisto potenziale sotto la parità a quota 96,2 euro e dalla cedola mensile dello 0,87%. Trigger fisso a partire da gennaio 2025 al 100% e questo è l’elemento che sposa la nostra view per provare a fissare un rendimento più elevato e più a lungo nel tempo sfruttando l’attuale contesto dei tassi.

Airbag puro in conformazione classica ma ancora sul settore bancario, che continua ad esprimere il miglior trade-off. È il caso del Phoenix Memory Airbag Step Down di Barclays (Isin XS2828133863) che mettiamo in terza posizione per struttura, solamente perché ha lo Step Down che indubbiamente è un fattore di resilienza in più ma potrebbe contribuire a far richiamare il prodotto prima del previsto. Come detto, struttura classica a barriera e Airbag al 50% e cedola mensile dello 0,9%, prima finestra per l’autocall è febbraio 2025 con trigger 100% e successivamente step down dell’1% mese.

Per chi invece fosse alla ricerca di una struttura recovery per la gestione di posizioni in sofferenza in particolare sul duo STM e Stellantis, inseriamo in watchlist il Phoenix Memory Step Down di Marex (Isin IT0006764911), prodotto che nasce sotto la pari a 838 euro, proprio per agevolare lo switch da posizioni “incastrate” con prezzo di realizzo ben al di sotto del nominale. Oggi il certificato viene scambiato a 790 euro in virtù di un nuovo ribasso di STM che si è allontanata dallo strike del 13,8%. Completano il quadro del basket worst of il titolo Stellantis, anch’esso in ritardo da strike del 7,5%, ed Enel (+4,56%). Certificato che incorpora gran parte del suo potenziale dalla differenza tra nominale e prezzo di acquisto, ma che in ogni caso paga un flusso di premi dell’1% trimestrale con trigger pari alla barriera capitale fissata al 60%. Prima finestra autocallable ad agosto 2025 con trigger 100% e poi step down del 2% ogni trimestre. Tra un anno circa a sottostanti almeno sulla pari rispetto ai 790 euro attuali, il certificato sarebbe in grado di rimborsare 1000 euro oltre ad aver pagato quattro cedole dell’1%. Rendimento potenziale del 31,6% circa.

Chiudiamo il quadro della shortlist per affrontare al meglio l’ultimo trimestre con una soluzione ad hoc per un’esigenza che si palesa in particolar modo sul finire dell’anno: la gestione efficiente dello zainetto fiscale. Non poteva quindi mancare un Cash Collect Memory Maxi Coupon (Isin DE000VC22Z48) firmato Vontobel che lega le sue sorti ad un paniere composto dai titoli STM, Stellantis, Eni e Banco BPM, attualmente scambiato a circa 95 euro dai 100 euro nominali. Il certificato andrà a staccare un maxi premio (ultimo giorno utile per l’acquisto è il primo ottobre) di ben 31 punti percentuali con un trigger level del 60% e successivamente andrà a pagare premi mensili dello 0,01%. È comprensibile come il prodotto sia strutturato proprio per massimizzare nella prima data tutto il suo rendimento potenziale. Prima finestra di richiamo anticipato tra un anno (fine agosto 2025) con trigger fisso del 100%. Certificato interessante per aggredire lo zainetto fiscale con le minus in scadenza entro l’anno qualora il proprio intermediario adotti il criterio di compensazione immediata, ma da attenzionare anche post stacco in ottica recovery.

Fonte Bloomberg

Fonte Bloomberg