Meno rendimento ma meno rischio potenziale, i certificati su basket di indici azionari garantiscono un trade off più efficiente soprattutto nei periodi di maggiore nervosismo. Focus sull’ultimo Phoenix Softcallable di Leonteq
Articolo del 31/07/2024 13:38:37 a cura della redazione
Meno rendimento ma meno rischio potenziale, i certificati su basket di indici azionari garantiscono un trade off più efficiente soprattutto nei periodi di maggiore nervosismo. Focus sull’ultimo Phoenix Softcallable di Leonteq
L’ultima tornata di trimestrali, dall’Europa agli Stati Uniti, ha evidenziato uno dei rischi principali che accompagnano l’investimento in titoli azionari. Che si tratti di un acquisto diretto o effettuato tramite uno dei tanti certificati più difensivi, l’investimento su single stocks o su panieri di azioni comporta rischi di volatilità che si vanno ad accentuare in condizioni di mercato più instabili o, come sta avvenendo, all’uscita delle trimestrali. La recente reazione di titoli come Stellantis, STMicroelectronics o Campari per il listino italiano o di Tesla e Alphabet per quello a stelle e strisce, mette in risalto l’esigenza di ridurre il rischio di portafoglio in determinati contesti. Per tale motivo i certificati scritti su basket di indici azionari consentono di limitare le escursioni di prezzo e ottenere al contempo rendimenti generosi.
E’ tuttavia necessario distinguere tra indici core ed emergenti, perché il comportamento può differire in maniera significativa. La volatilità implicita degli indici di Borsa come il FTSE Mib o Eurostoxx 50 è infatti da tempo inferiore al 20%, cosa che non può dirsi degli indici che seguono il mercato cinese o brasiliano.
In tal senso abbiamo posto sotto i nostri riflettori un Phoenix Memory Softcallable (Isin CH1358858145) agganciato a tre indici azionari: FTSE Mib, Eurostoxx 50 e Eurostoxx Banks. Un prodotto che evidentemente nasce per rispondere alle esigenze di avvicinare anche la fetta di clientela più avversa al rischio ad un rendimento potenzialmente azionario, ponderando adeguatamente il rischio e senza leve di sottostanti o decorrelazione. Forse solo il settoriale bancario spinge l’acceleratore sulla volatilità e dividendo e per non diminuire troppo la dose di rendimento, è presente l’opzione “softcallable”, ovvero la discrezionalità data all’emittente che può a propria valutazione, richiamare anticipatamente il prodotto qualora lo ritenga opportuno. Un trade off che se da un lato mette al riparo l’emittente da potenziali rischi, dall’altro regala però agli investitori un prodotto con qualche punto annuo in più rispetto ad un classico Phoenix Memory con richiamo automatico, ovvero nel classico formato autocallable.
Nasce così un prodotto a 4 anni di durata massima, barriera capitale al 60% e premi mensili con effetto memoria, vincolati sempre al rispetto del livello barriera, pari allo 0,583% (ovvero il 6,996% annuo), con la facoltà callable che può attivarsi non prima della rilevazione di novembre prossimo.
Certificato che si acquista oggi leggermente sotto la pari, in ragione dei ribassi registrati dai sottostanti, con attualmente il FTSE Mib a ricoprire il ruolo di worst of a -2,3% da strike. Un certificato da portafoglio con quella barriera al 60% che deve però essere calibrata e valutata su un sottostante decisamente difensivo. Ad oggi l’analisi di scenario segna una sofferenza che avverrebbe pertanto non prima del -39%, con tutti gli altri scenari che a scadenza regalerebbero invece un rendimento annuo del 7,18%. Un prodotto anche efficiente per sfruttare l’attuale fase dei tassi di mercato che crea le condizioni per far nascere strutture come queste. Anche il fattore tassi di mercato connesso al funding dell’emittente, in un contesto di ribasso dei tassi ufficiali, potrebbe essere una leva che spinge l’emittente a richiamare il prodotto prima della naturale scadenza.